venerdì 28 novembre 2008

ECOABITARE-L'ABITARE ECOLOGICO ALL' "ARTIGIANO IN FIERA"


Segnaliamo una novità interessante in occasione dell'annuale mostra mercato " L'Artigiano in Fiera" a Milano, dal 29 Novembre all' 8 Dicembre 2008.

Per la prima volta sarà presente un salone interamente dedicato alle finiture e agli impianti per la casa, terrazzi, giardini e per l’abitare ecologico che si rivolge direttamente al consumatore finale. Oggi le nuove normative sulla sostenibilità ambientale pongono in grande rilevanza il tema della casa. Alcune Regioni si sono da poco adeguate agli standard europei, attivando importanti incentivi sulle nuove costruzioni e sulle ristrutturazioni, rendendo interessanti e convenienti anche al singolo consumatore investimenti nel settore del risparmio energetico.

E' un' occasione interessante per trovare riuniti diversi operatori del settore e poter avere informazioni di prima mano.


martedì 25 novembre 2008

QUALCOSA SI MUOVE

dal sito http://www.ambientefuturo.org/

COSTITUITA L’ASSOCIAZIONE NAZIONALE ” DIRITTO AL FUTURO”
CHE CON IL SOSTEGNO DELLA RETE NAZIONALE RIFIUTI ZERO PROMUOVERA’ LA CAMPAGNA CONTRO LA TRUFFA DEI SUSSIDI ALL’INCENERIMENTO. IN QUESTO MODO, DOPO UN LUNGO LAVORO, SUPPORTATO DA UN NUTRITO E COMPETENTE GRUPPO LEGALE, DURATO PIÙ DI UN ANNO E A SEGUITO DI UNA VERA ED APPROFONDITA DISCUSSIONE, SIAMO IN GRADO DI LANCIARE LA SFIDA ALLA TRUFFA DEI CIP 6. ADESSO SI PUÒ DI PASSARE DALLE PAROLE AI FATTI NEL CONTESTARE NORME CHE AD OGGI HANNO PORTATO NELLE TASCHE DEI PETROLIERI E DELLA LOBBY INCENERITORISTA PIÙ DI 40 MILIARDI DI EURO SOTTRATTI DALLE TASCHE DEI CITTADINI. A BREVISSIMO SAREMO IN GRADO ( molto probabilmente già dal prossimo 1 dicembre in occasione della GIORNATA MONDIALE CONTRO L’INCENERIMENTO) DI LANCIARE UFFICIALMENTE L’INIZIATIVA. La costituzione dell’ASSOCIAZIONE è avvenuta durante lo svolgimento dell’assemblea nazionale della RETE RIFIUTI ZERO svoltasi l’8 novembre a Roma presso la sede del WWF ( che ringraziamo per l’ospitalità impeccabile: grazie Raniero Maggini e Giovanni Iudicone) che ha discusso ed approvato le LINEE GUIDA PER UN MANIFESTO DI ” RIFIUTI ZERO ITALIA 2020″.

E inoltre:

da http://www.ecoblog.it/post/7163/1-dicembre-2008-a-brescia-digiunano-contro-linceneritore

1 dicembre 2008: a Brescia digiunano contro l'inceneritore

E’ una maniera di protestare non violenta: a Brescia il 1 dicembre per la giornata mondiale contro gli inceneritori, la gente digiunerà per protestare contro l’inceneritore nella loro città (gestito da A2A che ha vinto la gara anche per gestire quello di Acerra grazie alla manna CIP6) e contro tutti questi impianti nel mondo.
Scrive altraBrescia:
L’impegno prevede un digiuno di 24 ore durante le quali è concesso solo bere acqua o tisane/te zuccherati, inoltre il digiuntante è invitato a comunicare a tutte le persone che incontra il significato della suo gesto sensibilizzando gli altri sulla lotta contro l’incenerimento, sulle ripercussioni che tale pratrica ha a livello economico e soprattutto ambientale e sulle alternative possibile.Sappiamo bene che il digiuno di una persona è un gesto simbolico ma proprio per questo è ricco di significato. Far sentire la nostra voce, essere pronti a qualche rinuncia pur di ribadire il nostro pensiero, far parte di una lotta che si snoda in tutta Italia è, a nostro parere, molto importante per dimostrare che c’è chi ha la volontà di fare e di essere coerente con le proprie idee.
La catena del digiuno è nata dall’ Associazione Nimby Trentino che l’ha lanciata il 21 marzo 2004 e l’niziativa, come dicevo è promossa, da altraBrescia e sostenuta dal Coordinamento Comitati Ambientalisti della Lombardia, dal Comitato Ambiente Città di Brescia e dalla Rete Nazionale Rifiuti Zero.

mercoledì 19 novembre 2008

RELAZIONE INCONTRO PBC LOMBARDIA DEL 25 NOVEMBRE 2008

Sono intervenuti:

Monia Benini
Fernando Rossi
Andrea Palamara
Rinco Dario
Rinco Simone
Filini Manuel
Velati Marco
Marco Pellegrini
Lisa Gremezzi
Conti Alberto
Annaloro Michele
Paradiso Fulvio
Prandini Ezio
Fraccaro Lucilla
Sassetti Giulio
Natale Giuseppe
Limido Stefano
Bindella Eros

Argomenti trattati:

Necessità di allargare le adesioni di base tramite:

sostegno a liste locali in vista delle amministrative 2009, fornendo contenuti, quali manifesto etico o programma PBC;
consulenze su problematiche del territorio;
costituzione, ove richiesto, di liste civiche PBC;
A tal fine si sta già provvedendo a contattare alcune liste civiche dei comuni lombardi, alle quali presentare il nostro movimento per poter instaurare un rapporto di collaborazione reciproca.

promulgazione di incontri culturali come presentazioni di libri, o sociali come feste di paese, in occasione delle quali far conoscere PBC e le battaglie che stiamo portando avanti nonché promozione di incontri comuni con l’associazione Gruppo Acquisto Solidale di Baggio.
Andrea Palamara ha messo a disposizione il libro da lui scritto “ tengo Famiglia”, in cui viene analizzato il fenomeno “Berlusconi”, per poterlo utilizzare come argomento di discussioni e divulgazione.

ricerca di metodi di comunicazione sintetici ed efficaci che possano fungere da primo approccio tra PBC e le persone che ancora non ci conoscono, per favorire l’avvicinamento di queste ultime alle attività che si andranno a programmare.

Progetti a scadenza meno immediata

Si è evidenziata la volontà di rendere PBC Lombardia un punto di riferimento per la gente che si troverà ad affrontare in futuro problemi conseguenti alla crisi economica in corso, alla richiesta di fonti alternative di energia, alla necessità di decentramento delle istituzioni, raccogliendo le esigenze sentite dalle organizzazioni e dai movimenti territoriali.

Ognuno dei partecipanti si è reso disponibile per approfondimenti relativi ad un particolare tipo di problematiche e sono emersi molti interessi per quanto riguarda gli argomenti legati all’ambiente, alle energie rinnovabili, al problema rifiuti ed inceneritori, nonché al risparmio bancario e relativi problemi di gestione risorse economiche, e al problema del rapporto con le attuali istituzioni politiche locali esistenti.


Si provvederà quindi a coordinare le persone interessate alle diverse aree di azione per poter creare iniziative concrete sul territorio.

Organizzazione regionale

Rinco Dario è stato eletto Referente Regionale PBC Lombardia
Fraccaro Lucilla è stata eletta alla gestione del blog di PBC Lombardia, comunicati stampa, segreteria.

Ringraziamo tutti per la partecipazione e assicuriamo che manterremo stretti e frequenti rapporti con ognuno di Voi.
Un particolare ringraziamento a Monia e Nando per la loro disponibilità e pazienza e per il sostegno che ci hanno dimostrato.

FRACCARO LUCILLA
Segreteria PBC Lombardia

venerdì 7 novembre 2008

BARAK OBAMA E LA SINDROME DI STOCCOLMA


di Manuel Zanarini - 07/11/2008 - fonte http://www.ariannaeditrice.it/


Cosa si intende per “Sindrome di Stoccolma”? Nel 1973, la “Kreditbanken” di Stoccolma venne presa d’assalto da alcuni rapinatori, i quali, una volta scoperti dalla polizia, vi si asserragliarono dentro, tenendo in ostaggio alcuni dipendenti per sei giorni. Tra i sequestrati ed i sequestratori si instaurò un rapporto di comprensione reciproca, che spinsi i prigionieri a collaborare coi ladri, ed una volta liberati a chiedere per questi la clemenza della corte. Questo stato d’animo, che a volte si instaura tra vittima e colpevole, venne definito, dallo psicologo e criminologo svedese Nils Bejerot, “Sindrome di Stoccolma”. Che nesso c’è tra un disturbo psichico e l’elezione di Barack Obama a Presidente degli Stati Uniti? L’elemento comune è l’atteggiamento del popolo, e dei mass media, italiano verso tutto quello che succede dall’altra parte dell’oceano.Vorrei ricordare, nel caso qualcuno se lo fosse scordato, che l’Italia è invasa militarmente dagli Stati Uniti dal lontano 1945, e che in questi oltre 60 anni, i “padroni del mondo” hanno sfruttato il Belpaese, imponendo governi e misure economiche a loro piacimento. Giusto per una rapida ripassata: Pentapartito, con l’impossibilità per le opposizioni di governare, per almeno 50 anni; liberalizzazione selvaggia dell’economia; privatizzazioni di quasi ogni settore statale strategico; costituzione dell’Unione Europea delle banche e delle multinazionali; Ustica; strage di Bologna; anni di piombo, con la teoria degli “opposti estremismi”; Cermis; omicidio Calidari… e chi più ne ha più ne metta!Tutti questi esempi dimostrano che gli interessi degli Stati Uniti non coincidono con quelli italiani, e visto che un Presidente statunitense cercherà di fare l’interesse del proprio popolo, di conseguenza la sua politica non favorirà certo noialtri, o nella migliore delle ipotesi non se ne curerà. Fin qua tutto logico, non vedo perché un governo straniero dovrebbe fare gli interessi di noi italiani, soprattutto se pensiamo che neppure i nostri di governi se ne occupano.La conseguenza dovrebbe essere un misto di insofferenza e fastidio verso quel rito di facciata che si chiamano elezioni presidenziali statunitensi. Invece, da settimane non si parla di altro, con divisioni quasi calcistiche: visto che uno si chiama come me tifo Obama, allora io mi schiero con McCain. Certo, saranno solo chiacchiere da bar, roba che fanno i pensionati da una partita a briscola e una a scopa….niente affatto, le televisioni inviano decine di reporter negli Stati Uniti, sondaggi, opinionisti, maratone elettorali, ecc. I politici si contendono le idee del vincitore come se fossero un bel pacchetto di soldi, ecc.Ma il massimo lo si è visto il giorno della vittoria di Obama. Direi che lì la vita politica italiana ha toccato un fondo da cui non penso potrà scendere ulteriormente. Il Partito Democratico ha organizzato a Piazza Navona, la festa per la vittoria di Obama!!!! Ma la cosa più inquietante non era tanto Veltroni che vaneggiava cercando di accreditarsi con leader delle “forze di Centro-Sinistra in ogni parte del mondo”, oppure D’Alema, formatosi nell’Unione Sovietica, applaudire festante. No, la cosa più allucinante erano le centinaia di persone, spero prezzolate, che agitavano cartelli blu e bianchi con scritto “Obama for President”!!!!!!A questo punto ho maturato la mia convinzione: gli italiani soffrono della Sindrome di Stoccolma, sono “innamorati” dei propri sequestratori, li appoggiano, e gioiscono con loro, senza rendersi conto che sono loro ostaggio. Diversamente non saprei spiegarmi tanta idiozia! Giusto per spendere due parole sul risultato delle elezioni americane, trovo che i vari commenti siano uno dei più grossi cumuli di fesserie mai sentite negli ultimi anni. Facciamo un po’ di chiarezza.Si dice, soprattutto a Sinistra: “Un presidente degli Stati Uniti di colore rappresenta una svolta epocale”. Qua si fa finta, almeno spero, di non capire. Forse qualcuno non si è accorto che i tempi sono cambiati dagli autobus dove i neri potevano sedersi solo dietro. Da anni, le multinazionali si contendono attori, cantanti, sportivi di colore (tanto per citarne qualcuno: Beyoncè, Puff Daddy, Michael Jordan, Tiger Woods, Lebron James, Kobe Bryant, le sorelle Williams, Denzell Washingotn, Oprah Winfrey, Naomi Campbell, Tyra Banks, ecc.), i quali rappresentano degli status symbol, oltre che una fonte inesauribili di miliardi di dollari. Ma oltre lo “star system” esiste una “middle-class” di colore che ormai ha raggiunto uno stile di vita esattamente identico a quello dei “WASP”, con mega-ville e super-suv compresi (gli amanti delle fiction americane si ricorderanno “Willy, il principe di Bel Air”, con l’altro super-idolo Will Smith). Da questa realtà esce l’avvocato Barack Obama, quindi non vedo dove sia la sorpresa nel fatto che abbia vinto, forse Condoleeza Rice non era di colore? La “svolta epocale” ci sarebbe stata se il neo-Presidente fosse uscito dalla comunità di Inglewood, il ghetto nero di Los Angeles, oppure dalla maggioranza dei carcerati, che è di colore.Ma dirò di più, sarebbe bastato che le comunità ghettizzate degli Stati Uniti, i neri che vivono grazie ai sussidi di disoccupazione, senza scuole, senza assicurazione sanitaria, in mano agli spacciatori di crack,ecc, su fossero riconosciute in Obama, o anche solo, “turandosi il naso” avessero votato per lui.Invece, nonostante gli inspiegabili trionfalismi della Sinistra nostrana, le frange povere, comprese quelle di colore, non si riconoscono minimamente in Obama, e a differenza nostra, se ne fregano di chi ha vinto le elezioni. Supposizioni? Salvo che la matematica non sia diventata un’opinione questa è l’inconfutabile verità. Secondo i primi calcoli l’affluenza alle urne dovrebbe essere stata del 60% degli elettori, con un aumento del circa 7% rispetto alle elezioni vinte da Bush. Ora, negli Stati Uniti, per votare devi iscriverti tu al registro dei votanti, praticamente l’opposto di quello che succede in Italia, e notoriamente le minoranza etniche, soprattutto le più povere, non vanno mai a votare. Quindi, dando per scontato che le classi medie e alte abbiano mantenuto l’affluenza delle altre elezioni, anche se sappiamo che non è andata così, questo significa che solo 7 poveri su 100 sono andati alle urne, e tra questi vanno considerati gli ispanici, gli asiatici, e le altre minoranze. Insomma, nella migliore delle ipotesi, per la nostra Sinistra ovviamente, solo 2 o 3 poveri di colore su 100 in più rispetto alle ultime elezioni sono andati alle urne ,e, ammesso e non concesso che questi abbiano votato tutti per Obama, questo dimostra che la quasi totalità delle persone dei ghetti se ne è rimasta a casa.Come mai quindi le persone di colore non si riconoscono in Obama? Come già detto, il nuovo Presidente non è una loro espressione, ma rappresenta la stessa casta dei Bush, dei McCain & Co. Una prova a conferma? Il Center for Responsive Politics (organizzazione non governativa Usa che monitora i legami tra finanza e politica) ha pubblicato sul suo sito web OpenSecrets.org la lista dei maggiori sostenitori di Obama: Goldman Sachs (874.000 dollari), JPMorgan Chase (581.000 dollari), Citigroup (581.000 dollari), UBS, Morgan Stanley (425.000 dollari), grandi Università come Harvard e Stanford, giganti dell'informatica come Microsoft, Google e Ibm, major cinematografiche e televisive come Time Warner e National Amusements e i più potenti studi legali Usa, oltre al personale “supporto” di Gorge Soros.…alla faccia della campagna elettorale pagata con “le persone che versavano 5 o 10 dollari agli angoli della strada” come affermato durante il discorso di ringraziamento. Ma c’è di più, e i neri che vivono nei ghetti lo sanno benissimo. Barack Obama è l’uomo dei poteri forti, delle menti grigie della globalizzazione e della crisi finanziaria in atto. Anche qua parlano i fatti. Il suo consigliere per la politica estera è Zbigniew Brzezinski, fondatore della Trilateral Commission e mente della globalizzazione. I membri principali del suo staff sono: il vice-presidente Joseph Biden, il quale ha dichiarato che Obama aumenterà la pressione militare in paesi come l’Afghanistan, il Pakistan e l’Iran; Dennis Ross, figura di spicco del Bilderberg Group e della fazione dei “neo-con” fautrice delle politiche imperialiste degli Stati Uniti degli ultimi 15/20 anni; e William J. Perry, altro noto membro del Bilderberg Group e Ministro della Difesa sotto Clinton, quindi organizzatore dei bombardamenti sulla Yugoslavia. E’ fautore di una politica talmente imperialista e militarista che ha ottenuto l’appoggio entusiasta del generale David Petraeus, comandante in capo delle forze strategiche nel Medio Oriente, e di Colin Powell. A questo punto, qualcuno potrebbe pensare che avrei voluto che vincesse McCain. Beh, spiacenti, io la Sindrome di Stoccolma non l’ho contratta. A me non frega proprio nulla di chi diventa Presidente degli Stati Uniti, perché so che chi comanda a Washington sono le lobby delle multinazionali e della globalizzazione, a prescindere che a vincere la farsa elettorale sia un reduce del Vietnam o un avvocato “casualmente” di colore. Scusate, ma continuo a pensare che per “migliorare il mondo”, come enfaticamente si augurava Veltroni a Piazza Navona, prima bisogna ricacciare gli Stati Uniti dall’altra parte dell’oceano, poi si vedrà.

martedì 4 novembre 2008

15 NOVEMBRE 2008 - RIUNIONE PBC LOMBARDIA CON FERNANDO ROSSI E MONIA BENINI

Presso:
ChiamaMilano
Largo Corsia dei Servi, 11Milano, MI 02.76398628

Vi aspettiamo!

UN CAMION CARICO DI SPRANGHE E IN PIAZZA NAVONA E' STATO IL CAOS


La rabbia di una prof: quelli picchiavano e gli agenti zitti

di CURZIO MALTESE
Gli scontri di ieri a Roma
Aveva l'aria di una mattina tranquilla nel centro di Roma. Nulla a che vedere con gli anni Settanta. Negozi aperti, comitive di turisti, il mercatino di Campo dè Fiori colmo di gente. Certo, c'era la manifestazione degli studenti a bloccare il traffico. "Ma ormai siamo abituati, va avanti da due settimane" sospira un vigile. Alle 11 si sentono le urla, in pochi minuti un'onda di ragazzini in fuga da Piazza Navona invade le bancarelle di Campo dè Fiori. Sono piccoli, quattordici anni al massimo, spaventati, paonazzi. Davanti al Senato è partita la prima carica degli studenti di destra. Sono arrivati con un camion carico di spranghe e bastoni, misteriosamente ignorato dai cordoni di polizia. Si sono messi alla testa del corteo, menando cinghiate e bastonate intorno. Circondano un ragazzino di tredici o quattordici anni e lo riempiono di mazzate. La polizia, a due passi, non si muove. Sono una sessantina, hanno caschi e passamontagna, lunghi e grossi bastoni, spesso manici di picconi, ricoperti di adesivo nero e avvolti nei tricolori. Urlano "Duce, duce". "La scuola è bonificata". Dicono di essere studenti del Blocco Studentesco, un piccolo movimento di destra. Hanno fra i venti e i trent'anni, ma quello che ha l'aria di essere il capo è uno sulla quarantina, con un berretto da baseball. Sono ben organizzati, da gruppo paramilitare, attaccano a ondate. Un'altra carica colpisce un gruppo di liceali del Virgilio, del liceo artistico De Chirico e dell'università di Roma Tre. Un ragazzino di un istituto tecnico, Alessandro, viene colpito alla testa, cade e gli tirano calci. "Basta, basta, andiamo dalla polizia!" dicono le professoresse.
Seguo il drappello che si dirige davanti al Senato e incontra il funzionario capo. "Non potete stare fermi mentre picchiano i miei studenti!" protesta una signora coi capelli bianchi. Una studentessa alza la voce: "E ditelo che li proteggete, che volete gli scontri!". Il funzionario urla: "Impara l'educazione, bambina!". La professoressa incalza: "Fate il vostro mestiere, fermate i violenti". Risposta del funzionario: "Ma quelli che fanno violenza sono quelli di sinistra". C'è un'insurrezione del drappello: "Di sinistra? Con le svastiche?". La professoressa coi capelli bianchi esibisce un grande crocifisso che porta al collo: "Io sono cattolica. Insegno da 32 anni e non ho mai visto un'azione di violenza da parte dei miei studenti. C'è gente con le spranghe che picchia ragazzi indifesi. Che c'entra se sono di destra o di sinistra? È un reato e voi dovete intervenire". Il funzionario nel frattempo ha adocchiato una telecamera e il taccuino: "Io non ho mai detto: quelli sono di sinistra". Monica, studentessa di Roma Tre: "Ma l'hanno appena sentito tutti! Chi crede d'essere, Berlusconi?". "Lo vede come rispondono?" mi dice Laura, di Economia. "Vogliono fare passare l'equazione studenti uguali facinorosi di sinistra". La professoressa si chiama Rosa Raciti, insegna al liceo artistico De Chirico, è angosciata: "Mi sento responsabile. Non volevo venire, poi gli studenti mi hanno chiesto di accompagnarli. Massì, ho detto scherzando, che voi non sapete nemmeno dov'è il Senato. Mi sembravano una buona cosa, finalmente parlano di problemi seri. Molti non erano mai stati in una manifestazione, mi sembrava un battesimo civile. Altro che civile! Era stato un corteo allegro, pacifico, finché non sono arrivati quelli con i caschi e i bastoni. Sotto gli occhi della polizia. Una cosa da far vomitare. Dovete scriverlo. Anche se, dico la verità, se non l'avessi visto, ma soltanto letto sul giornale, non ci avrei mai creduto". Alle undici e tre quarti partono altre urla davanti al Senato. Sta uscendo Francesco Cossiga. "È contento, eh?" gli urla in faccia un anziano professore. Lunedì scorso, il presidente emerito aveva dato la linea, in un intervista al Quotidiano Nazionale: "Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno (...) Infiltrare il movimento con agenti pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto della polizia. Le forze dell'ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti all'ospedale. Picchiare a sangue, tutti, anche i docenti che li fomentano. Magari non gli anziani, ma le maestre ragazzine sì". È quasi mezzogiorno, una ventina di caschi neri rimane isolata dagli altri, negli scontri. Per riunirsi ai camerati compie un'azione singolare, esce dal lato di piazza Navona, attraversa bastoni alla mano il cordone di polizia, indisturbato, e rientra in piazza da via Agonale. Decido di seguirli ma vengo fermato da un poliziotto. "Lei dove va?". Realizzo di essere sprovvisto di spranga, quindi sospetto. Mentre controlla il tesserino da giornalista, osservo che sono appena passati in venti. La battuta del poliziotto è memorabile: "Non li abbiamo notati". Dal gruppo dei funzionari parte un segnale. Un poliziotto fa a un altro: "Arrivano quei pezzi di merda di comunisti!". L'altro risponde: "Allora si va in piazza a proteggere i nostri?". "Sì, ma non subito". Passa il vice questore: "Poche chiacchiere, giù le visiere!". Calano le visiere e aspettano. Cinque minuti. Cinque minuti in cui in piazza accade il finimondo. Un gruppo di quattrocento di sinistra, misto di studenti della Sapienza e gente dei centri sociali, irrompe in piazza Navona e si dirige contro il manipolo di Blocco Studentesco, concentrato in fondo alla piazza. Nel percorso prendono le sedie e i tavolini dei bar, che abbassano le saracinesche, e li scagliano contro quelli di destra. Soltanto a questo punto, dopo cinque minuti di botte, e cinque minuti di scontri non sono pochi, s'affaccia la polizia. Fa cordone intorno ai sessanta di Blocco Studentesco, respinge l'assalto degli studenti di sinistra. Alla fine ferma una quindicina di neofascisti, che stavano riprendendo a sprangare i ragazzi a tiro. Un gruppo di studenti s'avvicina ai poliziotti per chiedere ragione dello strano comportamento. Hanno le braccia alzate, non hanno né caschi né bottiglie. Il primo studente, Stefano, uno dell'Onda di scienze politiche, viene colpito con una manganellata alla nuca (finirà in ospedale) e la pacifica protesta si ritrae. A mezzogiorno e mezzo sul campo di battaglia sono rimasti due ragazzini con la testa fra le mani, sporche di sangue, sedie sfasciate, un tavolino zoppo e un grande Pinocchio di legno senza più una gamba, preso dalla vetrina di un negozio di giocattoli e usato come arma. Duccio, uno studente di Fisica che ho conosciuto all'occupazione, s'aggira teso alla ricerca del fratello più piccolo. "Mi sa che è finita, oggi è finita. E se non oggi, domani. Hai voglia a organizzare proteste pacifiche, a farti venire idee, le lezioni in piazza, le fiaccolate, i sit in da figli dei fiori. Hai voglia a rifiutare le strumentalizzazioni politiche, a voler ragionare sulle cose concrete. Da stasera ai telegiornali si parlerà soltanto degli incidenti, giorno dopo giorno passerà l'idea che comunque gli studenti vogliono il casino. È il metodo Cossiga. Ci stanno fottendo". (30 ottobre 2008)